Hikikomori: chi sono e come affrontare un fenomeno sempre più diffuso tra i giovani

Dilaga anche in Italia una sindrome che colpisce, solo nelle scuole secondarie, tra i 50mila e i 70mila studenti, ma non si ferma solo al periodo scolastico. Una sindrome sociale che arriva silenziosa e ti impedisce di vivere una vita “normale”. Una sindrome da imparare a conoscere per poterla riconoscere e poter agire in tempo. Stiamo parlando della condizione degli Hikikomori. Ma chi sono? Per saperne di più abbiamo intervistato il dott. Marco Crepaldi, psicologo e presidente fondatore di Hikikomori Italia.

Hikikimori è un termine che descrive il ritiro sociale volontario. L’Hikikomori ha una propensione a vivere chiuso nella propria camera da letto o nella propria abitazione a seconda del rapporto con i propri genitori, una condizione che deriva principalmente dalla difficoltà di adattarsi alla società, alle interazioni sociali, nel riuscire a gestire l’ansia da prestazione sociale, l’ansia del giudizio. L’Hikikomori può  essere considerato una sorta di fuga da una difficoltà adattiva che si lega in modo particolare alla società moderna e in generale alle società economicamente sviluppate, nasce e si diffonde in Giappone ma oggi gli studi la identificano come una sindrome sociale ormai presente in tutto il mondo.

Ma chi sono i soggetti che possono essere interessati da questa condizione?

Soprattutto giovani che invece di fare il salto dall’adolescenza alla vita adulta e quindi alla vita lavorativa, all’indipendenza rimangono immischiati in questa eterna inattività che più si protrae più diventa difficilmente reversibile. Sono adolescenti che non riescano a staccarsi dai genitori, molto spesso con attitudini protettive e idealizzanti sui figli. Ma la difficoltà del ragazzo o della ragazza ad inserirsi nella società può dipendere anche da fattori genetici quali per esempio la neuro-divergenza, in particolare l’autismo ad alto funzionamento ad alto potenziale e quindi una difficoltà proprio nelle competenze socio-emotive che rende difficile legare con gli altri e gestire l’ansia sociale. Sono giovani, soprattutto maschi, con una dinamica narcisistica spiccata, si sentono diversi, superiori in termini morali e intellettuali e questo li spinge a non voler ammettere di avere un problema e a ricercare dunque anche il supporto sia genitoriale sia da parte delle figure esterne. Come associazione lavoriamo soprattutto con i genitori e con i gruppi di auto mutuo aiuto, offriamo un supporto psicologico diretto online gratuito tramite il 5×1000, solo a chi ce lo chiede, avendo quindi già costruito un buon rapporto con i genitori grazie alla messa in discussione dei genitori stessi.

Come capire se si è hikikomori?

L’hikikomori è rappresentato principalmente da ritiro sociale quindi dalla componente di difficoltà di stare con gli altri, dalla preferenza di stare a casa, c’è un abuso spesso delle nuove tecnologie che vengono utilizzate come surrogato, come sostituto della vita sociale, dei bisogni sociali, sessuali, allo stesso modo c’è un inversione del ritmo sonno –  veglia che spesso è determinata dalla volontà di non incrociare i genitori. Chi ne soffre non ammette di avere un problema  e rimane isolato per diversi mesi o anni, quando capisce che la propria condizione non è una condizione transitoria aumenta anche il rischio autolesionistico. I campanelli d’allarme? Il rifiuto saltuario della scuola con la tendenza a vederla con sofferenza sia per quanto riguarda l’ansia di prestazione per le valutazioni sia rispetto a fenomeni crescenti di bullismo. Inoltre l’Hikikomori tende a eliminare tutte le attività extra lavorative ed extrascolastiche in particolare lo sport favorendo attività solitarie e in particolare online .

Quali le cause?

L’aumento della competizione sociale, l’aumento del confronto sociale che viene favorito soprattutto dai social ma anche in generale da una società che comunque sta andando sempre più veloce che richiede sempre più performatività e rende il fallimento sempre più facile.

Una tendenza dei genitori a proteggere i figli perché sono sempre meno e quindi c’è un investimento maggiore su di loro e questo investimento spesso si traduce in iperprotezione e quindi anche in un meccanismo disincentivante rispetto alla capacità del figlio di separarsi dai genitori, diventare un individuo autonomo con la possibilità di sbagliare, di correggere i propri errori, di prendere delle scelte consapevoli e autonome. Le nuove tecnologie possono essere considerate una concausa perché se è vero che molte tecnologie e i social aumentano l’ansia sociale, il senso di inadeguatezza sia fisica che sociale, i videogiochi possono essere considerati una conseguenza: se ne abusa per fuggire dall’ansia, dalla solitudine o da altri disagi che non si vogliono sperimentare. Attenzione però a considerare le nuove tecnologie come l’unica causa del ritiro sociale, possono avere un ruolo però possono anche essere in alcuni casi utili per continuare a mantenere delle passioni, delle relazioni, quindi non devono essere interpretate come qualcosa da togliere a tutti i costi.

Come comportarsi con un figlio e Hikikomori?  

Non utilizzare la paura e la coercizione per cercare di farlo uscire perché non funziona essendo persone che si ritirano per paura, la paura non diventa attivante ma diventa appunto congelante, quindi bisogna cercare di abbassare questa loro paura di fallimento, migliorando l’empatia, utilizzando un ascolto empatico, paziente, comprensivo, cercando di creare per esempio un rapporto comunicativo – emotivo più profondo che spesso manca soprattutto con il lato paterno a causa di un ruolo di genere che sicuramente sfavorisce la capacità dell’uomo a manifestare delle emozioni. Favorire l’autonomia quindi permettere ai figli di sbagliare, di fare scelte autonome, non controllandoli eccessivamente. Se il figlio abbandona la scuola e quindi si va già nella fase 2 non bisogna forzare il rientro a scuola quando il ragazzo è ancora in burnout quindi in esaurimento nervoso ma cercare di trovare con lui e con la scuola una soluzione che gli consenta di andare avanti a frequentare anche senza magari la necessità di essere presenti in aula o quantomeno di variare quelle forme di valutazione che possono essere considerate più angoscianti, più prestazionali da un punto di vista sociale.

Come affrontare in generale la condizione di Hikikomori?

Parlarne, sensibilizzare. Hikikomori Italia fa soprattutto questo, fa eventi di formazione di sensibilizzazione aperti alla cittadinanza. C’è bisogno di parlarne perché le cause sono sicuramente macro sociali al di là delle colpe della scuola e della famiglia bisogna essere coscienti che si tratta di un problema sociale, mondiale. Dobbiamo affrontare il problema come società. Il ritiro sociale è un sintomo di un malessere sociale che questi giovani mandano come messaggio alla nostra società e che la nostra società deve essere in grado di cogliere, perché ignorarlo significherebbe ignorare un malessere ben più grande rispetto a quello che magari potrebbe colpire il singolo ragazzo con il singolo episodio.

https://www.hikikomoriitalia.it

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